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lunedì 12 novembre 2007

Allonsanfan – Miniciclo Cinema e Storia

Florence Carboni

Il film
Il progetto Cinema Italiano na UFRGS, organizzato dal gruppo di studi Parla UFRGS! presenta questo mese il miniciclo Cinema e Storia. L'intenzione è quella di esaminare alcune tappe rilevanti della storia italiana attraverso il cinema. Principale ostacolo alla scelta dei film è stata l'offerta relativamente limitata sul mercato brasiliano di film italiani con sottotitoli in portoghese. La limitazione nel numero dei film presentati è legata alla difficoltà di prenotare la sala del molto richiesto Cinema dell'UFRGS. Inoltre, la chiusura dell'università anche il 16 novembre, quando avrebbe dovuto essere proiettato il film Il Gattopardo, ha ridotto a tre il numero dei film del miniciclo.
Ad inaugurare Cinema e Storia è stato Allonsanfan, dei fratelli Taviani, prodotto nel 1974, con Marcello Mastroianni, Bruno Cirino, Claudio Cassinelli, Laura Betti, Lea Massari ecc. Paradossalmente, con Allonsanfan, Paolo e Vittorio Taviani non hanno voluto fare un film che raccontasse fedelmente la storia italiana. Hanno bensì usato il passato per parlare del loro presente. Allonsanfan è una parabola su dinamiche sociali e quindi scelte, valori, atteggiamenti individuali proprie agli anni 1960, ma che hanno somiglianze con situazioni del passato. Ed in tale senso, questo film ci permette di capire anche gli anni in cui è stato realizzato: un'epoca in cui l'Italia si trovava attraversata da forti contraddizioni sociali, ma in cui, sin dagli anni sessanta, la militanza di sinistra dovette fare i conti con un apparente miracolo economico e benessere sociale, che gli autori considerano affine all'epoca della Restaurazione. In tale senso, i registi discutono il coinvolgimento politico soprattutto dei ceti medi, che, senza forza propria, si sentivano allettati dai ceti popolari, che simboleggiavano un futuro di conquiste per un mondo più giusto, ma rimanevano fortemente sedotti dai valori delle classi dominanti e dalla possibilità di una vita di benessere e di consumo.
Tuttavia, nella sessione del 9 novembre, di apertura del miniciclo Cinema e Storia, noi del ParlaUFRGS! abbiamo voluto sfruttare Allonsanfan anche e soprattutto per illustrare la storia della penisola italiana prima della sua Unificazione politica.

L'Italia francese
Dal 1797 al 1814, la Francia, che aveva appena fatto la sua rivoluzione borghese (1789), occupò gran parte della penisola italica. La dominazione francese in Italia, promossa da Napoleone, conobbe tre fasi successive: la Repubblica Cisalpina, dal 1797 al 1802, la Repubblica Italiana, dal 1802 al 1805 e il Regno Italico, dal 1805 al 1814. Contrariamente a quella francese, a causa di un ritardo nello sviluppo economico – industriale perlopiù ­– della penisola, la borghesia italiana non aveva saputo imporre la sua egemonia economica e politica sull'aristocrazia, attraverso, tra l'altro, intellettuali organici della stoffa di quelli francesi (Rousseau, Voltaire, Diderot ecc.). E così, per molti intellettuali italiani nonché per la borghesia, l'invasione napoleonica aveva rappresentato il concretarsi del sogno democratico e rivoluzionario
. In modo particolare, aveva costituito la possibilità di liberarsi dalla secolare occupazione austriaca e dalle sue istituzioni arcaiche.
L'occupazione francese produsse profonde trasformazioni politico-amministrative e quindi socioculturali. L'Italia del Nord fu divisa in due. I territori del Nordovest – Piemonte, Val d'Aosta, Liguria e Ducato di Parma e Piacenza – furono annessi all'Impero francese. A Nordest, i territori dell'ex-Lombardia austriaca, dell'ex-Repubblica di Venezia ed il Trentino formarono il Regno d'Italia o Regno italico, la cui capitale era Milano e che comprendeva, più a sud, anche l'ex-Ducato di Modena e Reggio, gli Stati pontifici e le Marche. Nel Regno di Napoli, i Borboni furono sconfitti e Napoleone nominò re di Napoli suo fratello Giuseppe Bonaparte, a cui succedette Gioacchino Murat. Oltre ad aver contribuito a porre fine alle istituzioni feudali, nonostante la sua corta durata, l'occupazione francese ridusse la tradizionale frammentazione della penisola e ebbe così il merito di avvicinare le diverse popolazioni del territorio, generando incipienti sentimenti di identità unitaria italiana.

La Restaurazione
Subito dopo la caduta di Napoleone ed il suo esilio a Sant'Elena, al Congresso di Vienna, le case regnanti ed i ceti sociali temporaneamente sconfitti dalla Rivoluzione francese e le sue idee libertarie ed ugualitarie restaurarono il loro vecchio potere, che consideravano unico 'legittimo'. Per la Penisola italica, ciò significò il ritorno al vecchio quadro geopolitico, di divisione in tanti staterelli – sette nella fattispecie – e con predominio della presenza austriaca.
Nel nord della penisola, l'Impero asburgico si prese la Lombardia, i territori dell'ex-Repubblica di Venezia – parte dell'attuale Veneto e del Friuli – e la Valtellina, appartenuta alla Svizzera fin dal Cinquecento. Inoltre gli austriaci ripresero possesso del Ducato di Modena e Reggio, governato da Francesco IV, nipote di Maria Teresa imperatrice d'Austria, avendo anche il diritto di presiedere militarmente la cittadella di Ferrara. Pure il Granducato di Toscano tornò nelle mani di Ferdinando III di Asburgo-Lorena e quindi rimase sotto il controllo dell'Austria, così come il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, affidato a Maria Luigia d'Austria.
Nel Sud, venne ristabilito il regno di Ferdinando IV di Borbone che riunì il Regno di Sicilia e il Regno di Napoli nel nuovo Regno delle Due Sicilie. Alla Dinastia dei Borboni, tornava inoltre l'ex-Repubblica di Lucca. Nello Stato Pontificio venne restaurato il potere del Papa e nel Nordovest, la Dinastia dei Savoia riottenne il Piemonte e la Savoia e si impadronì dell'ex-Repubblica di Genova.

La Carboneria

Nella Napoli dei primi dell'Ottocento, governata dai francesi, nacque una società segreta – il cui nome e la cui simbologia si rifacevano ai carbonai, fabbricanti e venditori di carbone vegetale – che rivendicava un governo costituzionale e più libertà politiche. Dopo il Congresso di Vienna e la Restaurazione, altre società segrete ispirate alla Carboneria napoletana sorsero in tutta la penisola, formando un importante movimento che, nonostante le molte divisioni e contraddizioni interne, assunse un carattere esplicitamente indipendentistico, di unità della penisola e, soprattutto, antiaustriaco.
Molti furono i moti promossi dalle diverse società segrete su tutto il territorio peninsulare. Tra i principali vanno segnalate la rivolta del 1820, organizzata dai Carbonari napoletani, contro il re borbonico Ferdinando I; quella del Piemonte, del 1821, contro Carlo Alberto di Sardegna; le ribellioni del 1830, avvenute nel centro della penisola, a Modena e poi a Bologna, Imola, Reggio Emilia, Ancona, Parma, Ferrara e Faenza, dove i rivoltosi – cittadini e carbonari – riuscirono perfino a stabilire un governo provvisorio. La repressione a tali sommosse fu sempre durissima, provocando l'esilio, l'incarceramento e, il più delle volte, il massacro dei principali protagonisti.

I Carbonari di Allonsanfan
Come abbiamo detto, nel film Allonsanfan, così come in altre loro opere, Paolo e Vittorio Taviani non hanno voluto raccontare fatti storici veritieri: hanno solo cercato nella storia fatti ispiratori per riferirsi metaforicamente a situazioni presenti. Negli avvenimenti e personaggi effettivamente vissuti durante la Restaurazione ed il Risorgimento, ve ne sono alcuni la cui relativa somiglianza con i fatti raccontati in Allonsanfan colpisce. Tra questi ci sono i Fratelli Bandiera, due nobili veneziani, ufficiali della Marina austriaca, che fondarono la società segreta Esperia (nome che i greci davano alla penisola italica), la quale operava all'interno stesso della Marina. Con altri ufficiali decisero di impadronirsi di navi austriache per appoggiare una supposta insurrezione contro i Borboni in Calabria, vagheggiata da Mazzini. Nel frattempo, a Cosenza, era scoppiata un'altra rivolta, promossa da patriotti locali, subito repressa dalle truppe borboniche. I Bandiera e i loro compagni credendo si trattasse della ribellione prevista da Mazzini estesasi fino a quella città, si diressero con le loro navi fino alla Calabria. Con loro, sembra ci fosse un brigante calabrese, che gli avrebbe fatto da guida, un po' come il Vanni Peste nel film dei Taviani. E come il Fulvio Imbriani di Allonsanfan, uno dei rivoltosi, di nome Pietro Boccheciampe, tradì i compagni, permettendo alla polizia borbonica, con l'aiuto della popolazione locale che credeva si trattasse di briganti, di catturare e fucilare Attilio ed Emilio Bandiera, assieme ad altri sette confratelli. Soprattutto, come nel film dei Taviani, né la rivolta di Cosenza né quella a cui credevano di prendere parte i fratelli Bandiera in Calabria, godevano dell'adesione della popolazione locale. Così come i membri della società Fratelli Sublimi del film Allonsanfan, i Fratelli Bandiera e i loro compagni erano uomini del futuro presi nella trappola della lotta necessaria per anticipare tempi non ancora avvenuti.

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