Venerdì 28 settembre, nell'ormai ventenne Cinema Redenção, situato nell'accogliente centro culturale che costituisce il campus centrale dell'UFRGS, è stato presentato e discusso il film Roma, Città Aperta, secondo incontro del progetto Cinema Italiano na UFRGS. A più di sessant'anni dalla prima esibizione, il film di Rossellini non ha perso la sua capacità di commuovere e di provocare sentimenti che vanno dal ripudio di ogni tipo di tirannia, alla fiducia negli esseri umani e nella loro capacità di unirsi ed organizzarsi per liberarsi dall'oppressione e migliorare le proprie condizioni di vita, passando dall'ammirazione nei confronti della gente umile di Roma e di tutte le città d'Italia e d'Europa che ha saputo far prova di un eroismo quotidiano, nel sopravvivere con dignità e nel dimostrare solidarietà verso quelli che, nella lotta contro il nazi-fascismo, hanno scelto la strada dell'abnegazione e della guerriglia, senza la quale l'azione degli eserciti alleati non sarebbe stata la stessa.
I numerosi partecipanti alla sessione di venerdì (circa 50 persone), tra cui vanno segnalati Francesco Barbaro, Console Generale d'Italia a Porto Alegre, Arcanjo Pedro Briggmann, attuale direttore dell'Istituto di Lettere dell'UFRGS, nonché di colleghi docenti, come il nostro professor Robert Ponge del dipartimento di francese, hanno contribuito in modo attivo alla discussione che è susseguita alle scene commoventi girate nella Roma distrutta dalla guerra, con attori non professionisti sopravvissuti alle atrocità perpetrate dal fascismo, ma anche grazie alla performance di attori indimenticabili come Aldo Fabrizi e Anna Magnani, che con quest'interpretazione vinse il nastro d'argento a Cannes nel 1946.
Durante il ricco dibattito è stata ricordata tra l'altro la scarsità delle risorse materiali con cui è stato fatto questo film, che spesso appare come un reportage, da cui è stato eliminato ogni elemento romantico. La nostra Aline Pereira de Barros, studentessa d'italiano e corresponsabile del progetto Cinema italiano na UFRGS, ha sottolineato la diluizione della figura dell'eroe in diversi personaggi – Pina, il prete, il partigiano, il bambino ecc – caratteristica del neorealismo. Il console Francesco Barbaro, invece, ha enfatizzato che il vero eroe del film è appunto la lotta dei partigiani comunisti per la liberazione dell'Italia, facendo notare anche l'assenza, sicuramente voluta da Rossellini, degli Alleati. Per il professor Paulo Kroeff, ex-docente presso la facoltà di psicologia dell'UFRGS, un elemento essenziale del film è il far vedere che l'essere umano può fare cose meravigliose – difendere ideali, essere solidale – e terribili – uccidere, torturare, togliere la libertà agli altri.
Durante il ricco dibattito è stata ricordata tra l'altro la scarsità delle risorse materiali con cui è stato fatto questo film, che spesso appare come un reportage, da cui è stato eliminato ogni elemento romantico. La nostra Aline Pereira de Barros, studentessa d'italiano e corresponsabile del progetto Cinema italiano na UFRGS, ha sottolineato la diluizione della figura dell'eroe in diversi personaggi – Pina, il prete, il partigiano, il bambino ecc – caratteristica del neorealismo. Il console Francesco Barbaro, invece, ha enfatizzato che il vero eroe del film è appunto la lotta dei partigiani comunisti per la liberazione dell'Italia, facendo notare anche l'assenza, sicuramente voluta da Rossellini, degli Alleati. Per il professor Paulo Kroeff, ex-docente presso la facoltà di psicologia dell'UFRGS, un elemento essenziale del film è il far vedere che l'essere umano può fare cose meravigliose – difendere ideali, essere solidale – e terribili – uccidere, torturare, togliere la libertà agli altri.
Va rilevato anche l'originale intervento del signor Briggmann, che, nel titolo del film, oltre alla denotazione storica di città ceduta alle forze nemiche senza combattimenti, vede anche un aspetto metaforico. E cioè, la speranza, l'apertura, in un'allusione alle Vene aperte dell'America Latina di Galeano. Al di là delle moltissime altre considerazioni sul film di Rossellini, tra i cui sceneggiatori figurava anche il famoso Fellini, la professoressa Nara Machado, docente di architettura alla PUC, ha anche ricordato che le storie messe in scena in Roma, città aperta devono indurci a riflettere su situazioni analoghe di violenze e torture promosse dalle dittature militari sudamericane tra gli anni 1960-1980 e sulla necessità di punire i responsabili.
Attorno al piccolo rinfresco, alla buona, offerto dalle organizzatrici dopo il dibattito, molte lingue si sono sciolte e sono venute fuori nuove riflessioni e nuove idee interessanti sul film di Rossellini, sul cinema in generale, sulla lingua e la cultura italiana ecc. Ossia, ancora una volta, come in occasione della presentazione del film Padre Padrone, lo scorso 23 agosto, siamo riusciti ad unire l'utile al dilettevole.
Il 26 ottobre, durante la VII Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, che avrà come tema "l'Italia e il mare", il ciclo Cinema Italiano na UFRGS presenterà Preferisco il Rumore del Mare, film del 2001, di cui Mimmo Calopresti è direttore, co-sceneggiatore ed interprete. Attraverso la storia di due bambini, questo film ci parla dei disagi sociali della Calabria di oggi, della mafia, del divario tra Nord e Sud della penisola italiana, della corruzione, dell'incomunicabilità intergenerazionale. Un film verità, che, mantenute le dovute proporzioni, è in qualche modo erede dei capolavori del neorealismo.
Attorno al piccolo rinfresco, alla buona, offerto dalle organizzatrici dopo il dibattito, molte lingue si sono sciolte e sono venute fuori nuove riflessioni e nuove idee interessanti sul film di Rossellini, sul cinema in generale, sulla lingua e la cultura italiana ecc. Ossia, ancora una volta, come in occasione della presentazione del film Padre Padrone, lo scorso 23 agosto, siamo riusciti ad unire l'utile al dilettevole.
Il 26 ottobre, durante la VII Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, che avrà come tema "l'Italia e il mare", il ciclo Cinema Italiano na UFRGS presenterà Preferisco il Rumore del Mare, film del 2001, di cui Mimmo Calopresti è direttore, co-sceneggiatore ed interprete. Attraverso la storia di due bambini, questo film ci parla dei disagi sociali della Calabria di oggi, della mafia, del divario tra Nord e Sud della penisola italiana, della corruzione, dell'incomunicabilità intergenerazionale. Un film verità, che, mantenute le dovute proporzioni, è in qualche modo erede dei capolavori del neorealismo.
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