Ciao a tutti!

Questo blog è destinato agli alunni e docenti di italiano dell'UFRGS, ma anche a tutti gli amanti della lingua e della cultura italiana , affinché vi possano divulgare i propri scritti e scambiare idee, chiarire dubbi sul loro corso di laurea, di post-laurea e, più in generale, su questioni legate alla lingua, alla glottodidattica, alla cultura, alla storia, all'attualità italiane. Si propone anche di divulgare i principali appuntamenti dell'agenda culturale italiana a Porto Alegre e nel RS nonché le diverse iniziative editoriali e mediatiche in lingua italiana e/o bilingue. Speriamo che tutti assieme riusciremo a fare un bel lavoro!

mercoledì 26 dicembre 2007

Curso de italiano da UFRGS representado no XII Congresso da ABPI


Um grupo de alunas do curso de italiano da UFRGS representou a Universidade no XII Congresso da Associação Brasileira de Professores de Italiano/VI Encontro Internacional de Estudos de Italiano/ II Jornada de Italianística do Mercosul, ocorridos na USP de 11 a 14 de dezembro de 2007.
As alunas Aline Pereira de Barros, Daiane Lira Carvalho, Liziane Mayer e Jorgeta da Rold participaram do evento apresentando o pôster Io mi liscio: Glossario Sistematico delle Piastre per Capelli, trabalho realizado sob a orientação da Professora Alessandra Paola Caramori. O objetivo deste trabalho é sistematizar os termos em italiano referentes às pranchas alisadoras de cabelos (chapinhas), juntamente com seus equivalentes em português. O Glossário também foi divulgado pela Professora Caramori na mesa redonda “Lexicografia e lexicologia bilíngüe”.
O retorno do público foi muito satisfatório, pois o trabalho, além de ser uma idéia original, servirá, quando finalizado, como ferramenta de auxílio ao tradutor.
Mais informações sobre o projeto, acesse http://glossariochapinha.blogspot.com/

lunedì 3 dicembre 2007

Parla UFRGS! encerra suas atividades com chave de ouro


Após seis belas sessões – tendo já deixado sua marca na programação cultural ligada ao italiano em Porto Alegre e também tendo conquistado um público fiel e participativo – o Projeto Cinema Italiano na UFRGS encerra suas atividades desta edição 2007 na próxima quinta-feira, dia 06/12, às 19h.

Neste dia, além de exibir La classe operaia va in paradiso, de Elio Petri, como homenagem ao grande ator Gian Maria Volonté, ofereceremos a nossos convidados a nossa já tradicional focaccia.
Será não só uma confraternização entre nós, do Parla UFRGS!, e nosso público, mas, também, uma comemoração por tudo ter dado tão certo.

Então, agende-se! Será uma "serata" muito, muito especial.




mercoledì 28 novembre 2007

Filme aborda Itália da atualidade


No dia 30 de novembro, sexta-feira, às 19h, na Sala Redenção do Campus Central da UFRGS (Av. Osvaldo Aranha, 277), o projeto Cinema italiano na UFRGS faz a última projeção do miniciclo especial “Cinema & Storia”. O filme a ser apresentado desta vez é Para sempre na minha vida (Come te nessuno mai, 1999), que trata dos dias atuais, tendo como foco uma ocupação de uma escola pelos estudantes em Roma. A entrada é franca e o filme será legendado em português.

mercoledì 21 novembre 2007

Cinema & Storia

No dia 23 de novembro, sexta-feira, às 19h, na Sala Redenção do Campus Central da UFRGS (Av. Osvaldo Aranha, 277), o projeto Cinema Italiano na UFRGS faz a segunda projeção do miniciclo especial “Cinema & Storia”. O filme a ser apresentado desta vez é Assim é que se ria (Così ridevano, 1999), que trata da emigração do sul ao norte da Itália na década de 1960. A entrada é franca e o filme será legendado em português.

XII CONGRESSO NACIONAL DE PROFESSORES DE ITALIANO

De 11 a 14 de dezembro de 2007 acontecerá, em São Paulo, o XII Congresso Nacional de Professores de Italiano (também VI Encontro Internacional de Estudos Italianos e II Jornada de Italianística do Mercosul) organizado pela Área de Língua e Literatura Italiana da Universidade de São Paulo e pela ABPI (Associação Brasileira de Professores de Italiano). O título do evento è L'Italiano d'oltremare: cultura, identità e integrazione fra due sponde [O italiano do além-mar: cultura, identidade e integração entre duas margens] e nele estarão reunidos professores, tradutores, escritores, estudantes, pesquisadores, todos tendo em comum o interesse pela língua italiana.
Inscrições e informações no site http://www.luardeoutono.com.br/abpi2007/apresentacao.html

lunedì 12 novembre 2007

Curso preparatório para o CILS

O Parla UFRGS! está promovendo um curso preparatório para os alunos do curso de italiano da UFRGS que vão prestar o exame CILS. O curso será ministrado pela Professora Florence Carboni e as aulas acontecerão nos dias e horários a seguir.

Nível B2
Dias: Segunda-feira, 19/11; Quarta-feira, 21/11; Segunda-feira, 26/11
Horário: das 16h às 18h
Local: Sala 401 da Faculdade de Educação, Campus Centro

Nível C1
Dias: Quinta-feira, 22/11; Quinta-feira, 29/11
Horário: das 15h às 17h
Local: casa da Professora Florence

Nível C2
Dias: Sexta-feira, 16/11.
Horário: a partir das 14h
Local: casa da Professora Florence

Aproveitamos a oportunidade para agradecer à Faculdade de Educação por tão gentilmente ter cedido uma sala para realização das aulas do nível B2.

Mais informações sobre o curso com a Professora Florence Carboni, pelo e-mail
fcarboni@via-rs.net

Allonsanfan

Assista aqui a trechos da exposição da Professora Florence Carboni sobre o período histórico de Allonsanfan

Miniciclo Cinema & Storia - 09/11/2007

Allonsanfan – Miniciclo Cinema e Storia

Florence Carboni

Il film
Il progetto Cinema Italiano na UFRGS, organizzato dal gruppo di studi Parla UFRGS! presenta questo mese il miniciclo Cinema e Storia. L'intenzione è quella di esaminare alcune tappe rilevanti della storia italiana attraverso il cinema. Principale ostacolo alla scelta dei film è stata l'offerta relativamente limitata sul mercato brasiliano di film italiani con sottotitoli in portoghese. La limitazione nel numero dei film presentati è legata alla difficoltà di prenotare la sala del molto richiesto Cinema dell'UFRGS. Inoltre, la chiusura dell'università anche il 16 novembre, quando avrebbe dovuto essere proiettato il film Il Gattopardo, ha ridotto a tre il numero dei film del miniciclo.
Ad inaugurare Cinema e Storia è stato Allonsanfan, dei fratelli Taviani, prodotto nel 1974, con Marcello Mastroianni, Bruno Cirino, Claudio Cassinelli, Laura Betti, Lea Massari ecc. Paradossalmente, con Allonsanfan, Paolo e Vittorio Taviani non hanno voluto fare un film che raccontasse fedelmente la storia italiana. Hanno bensì usato il passato per parlare del loro presente. Allonsanfan è una parabola su dinamiche sociali e quindi scelte, valori, atteggiamenti individuali proprie agli anni 1960, ma che hanno somiglianze con situazioni del passato. Ed in tale senso, questo film ci permette di capire anche gli anni in cui è stato realizzato: un'epoca in cui l'Italia si trovava attraversata da forti contraddizioni sociali, ma in cui, sin dagli anni sessanta, la militanza di sinistra dovette fare i conti con un apparente miracolo economico e benessere sociale, che gli autori considerano affine all'epoca della Restaurazione. In tale senso, i registi discutono il coinvolgimento politico soprattutto dei ceti medi, che, senza forza propria, si sentivano allettati dai ceti popolari, che simboleggiavano un futuro di conquiste per un mondo più giusto, ma rimanevano fortemente sedotti dai valori delle classi dominanti e dalla possibilità di una vita di benessere e di consumo.
Tuttavia, nella sessione del 9 novembre, di apertura del miniciclo Cinema e Storia, noi del ParlaUFRGS! abbiamo voluto sfruttare Allonsanfan anche e soprattutto per illustrare la storia della penisola italiana prima della sua Unificazione politica.

L'Italia francese
Dal 1797 al 1814, la Francia, che aveva appena fatto la sua rivoluzione borghese (1789), occupò gran parte della penisola italica. La dominazione francese in Italia, promossa da Napoleone, conobbe tre fasi successive: la Repubblica Cisalpina, dal 1797 al 1802, la Repubblica Italiana, dal 1802 al 1805 e il Regno Italico, dal 1805 al 1814. Contrariamente a quella francese, a causa di un ritardo nello sviluppo economico – industriale perlopiù ­– della penisola, la borghesia italiana non aveva saputo imporre la sua egemonia economica e politica sull'aristocrazia, attraverso, tra l'altro, intellettuali organici della stoffa di quelli francesi (Rousseau, Voltaire, Diderot ecc.). E così, per molti intellettuali italiani nonché per la borghesia, l'invasione napoleonica aveva rappresentato il concretarsi del sogno democratico e rivoluzionario
. In modo particolare, aveva costituito la possibilità di liberarsi dalla secolare occupazione austriaca e dalle sue istituzioni arcaiche.
L'occupazione francese produsse profonde trasformazioni politico-amministrative e quindi socioculturali. L'Italia del Nord fu divisa in due. I territori del Nordovest – Piemonte, Val d'Aosta, Liguria e Ducato di Parma e Piacenza – furono annessi all'Impero francese. A Nordest, i territori dell'ex-Lombardia austriaca, dell'ex-Repubblica di Venezia ed il Trentino formarono il Regno d'Italia o Regno italico, la cui capitale era Milano e che comprendeva, più a sud, anche l'ex-Ducato di Modena e Reggio, gli Stati pontifici e le Marche. Nel Regno di Napoli, i Borboni furono sconfitti e Napoleone nominò re di Napoli suo fratello Giuseppe Bonaparte, a cui succedette Gioacchino Murat. Oltre ad aver contribuito a porre fine alle istituzioni feudali, nonostante la sua corta durata, l'occupazione francese ridusse la tradizionale frammentazione della penisola e ebbe così il merito di avvicinare le diverse popolazioni del territorio, generando incipienti sentimenti di identità unitaria italiana.

La Restaurazione
Subito dopo la caduta di Napoleone ed il suo esilio a Sant'Elena, al Congresso di Vienna, le case regnanti ed i ceti sociali temporaneamente sconfitti dalla Rivoluzione francese e le sue idee libertarie ed ugualitarie restaurarono il loro vecchio potere, che consideravano unico 'legittimo'. Per la Penisola italica, ciò significò il ritorno al vecchio quadro geopolitico, di divisione in tanti staterelli – sette nella fattispecie – e con predominio della presenza austriaca.
Nel nord della penisola, l'Impero asburgico si prese la Lombardia, i territori dell'ex-Repubblica di Venezia – parte dell'attuale Veneto e del Friuli – e la Valtellina, appartenuta alla Svizzera fin dal Cinquecento. Inoltre gli austriaci ripresero possesso del Ducato di Modena e Reggio, governato da Francesco IV, nipote di Maria Teresa imperatrice d'Austria, avendo anche il diritto di presiedere militarmente la cittadella di Ferrara. Pure il Granducato di Toscano tornò nelle mani di Ferdinando III di Asburgo-Lorena e quindi rimase sotto il controllo dell'Austria, così come il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, affidato a Maria Luigia d'Austria.
Nel Sud, venne ristabilito il regno di Ferdinando IV di Borbone che riunì il Regno di Sicilia e il Regno di Napoli nel nuovo Regno delle Due Sicilie. Alla Dinastia dei Borboni, tornava inoltre l'ex-Repubblica di Lucca. Nello Stato Pontificio venne restaurato il potere del Papa e nel Nordovest, la Dinastia dei Savoia riottenne il Piemonte e la Savoia e si impadronì dell'ex-Repubblica di Genova.

La Carboneria

Nella Napoli dei primi dell'Ottocento, governata dai francesi, nacque una società segreta – il cui nome e la cui simbologia si rifacevano ai carbonai, fabbricanti e venditori di carbone vegetale – che rivendicava un governo costituzionale e più libertà politiche. Dopo il Congresso di Vienna e la Restaurazione, altre società segrete ispirate alla Carboneria napoletana sorsero in tutta la penisola, formando un importante movimento che, nonostante le molte divisioni e contraddizioni interne, assunse un carattere esplicitamente indipendentistico, di unità della penisola e, soprattutto, antiaustriaco.
Molti furono i moti promossi dalle diverse società segrete su tutto il territorio peninsulare. Tra i principali vanno segnalate la rivolta del 1820, organizzata dai Carbonari napoletani, contro il re borbonico Ferdinando I; quella del Piemonte, del 1821, contro Carlo Alberto di Sardegna; le ribellioni del 1830, avvenute nel centro della penisola, a Modena e poi a Bologna, Imola, Reggio Emilia, Ancona, Parma, Ferrara e Faenza, dove i rivoltosi – cittadini e carbonari – riuscirono perfino a stabilire un governo provvisorio. La repressione a tali sommosse fu sempre durissima, provocando l'esilio, l'incarceramento e, il più delle volte, il massacro dei principali protagonisti.

I Carbonari di Allonsanfan
Come abbiamo detto, nel film Allonsanfan, così come in altre loro opere, Paolo e Vittorio Taviani non hanno voluto raccontare fatti storici veritieri: hanno solo cercato nella storia fatti ispiratori per riferirsi metaforicamente a situazioni presenti. Negli avvenimenti e personaggi effettivamente vissuti durante la Restaurazione ed il Risorgimento, ve ne sono alcuni la cui relativa somiglianza con i fatti raccontati in Allonsanfan colpisce. Tra questi ci sono i Fratelli Bandiera, due nobili veneziani, ufficiali della Marina austriaca, che fondarono la società segreta Esperia (nome che i greci davano alla penisola italica), la quale operava all'interno stesso della Marina. Con altri ufficiali decisero di impadronirsi di navi austriache per appoggiare una supposta insurrezione contro i Borboni in Calabria, vagheggiata da Mazzini. Nel frattempo, a Cosenza, era scoppiata un'altra rivolta, promossa da patriotti locali, subito repressa dalle truppe borboniche. I Bandiera e i loro compagni credendo si trattasse della ribellione prevista da Mazzini estesasi fino a quella città, si diressero con le loro navi fino alla Calabria. Con loro, sembra ci fosse un brigante calabrese, che gli avrebbe fatto da guida, un po' come il Vanni Peste nel film dei Taviani. E come il Fulvio Imbriani di Allonsanfan, uno dei rivoltosi, di nome Pietro Boccheciampe, tradì i compagni, permettendo alla polizia borbonica, con l'aiuto della popolazione locale che credeva si trattasse di briganti, di catturare e fucilare Attilio ed Emilio Bandiera, assieme ad altri sette confratelli. Soprattutto, come nel film dei Taviani, né la rivolta di Cosenza né quella a cui credevano di prendere parte i fratelli Bandiera in Calabria, godevano dell'adesione della popolazione locale. Così come i membri della società Fratelli Sublimi del film Allonsanfan, i Fratelli Bandiera e i loro compagni erano uomini del futuro presi nella trappola della lotta necessaria per anticipare tempi non ancora avvenuti.

venerdì 9 novembre 2007

L’Università della Calabria offre una borsa di studio

L’Università della Calabria sta offrendo una borsa a studenti figli di italiani, preferibilmente di calabresi, residenti in uno dei paesi dell’America Latina per l’anno accademico 2007/2008. Gli interessati dovranno essere regolarmente iscritti in un’università nel paese di origine; aver realizzato gli esami previsti alla fine del secondo anno di facoltà; aver ottenuto una media non inferiore a 25/30 o equivalente, secondo il sistema di valutazione di ogni paese. Inoltre, i candidati devono avere una buona conoscenza della lingua italiana e presentare una lista dei corsi che vogliono seguire. Il valore della borsa ( € 4.666,66), include le spese di viaggio e per l’acquisto di libri ed altro materiale didattico. Il selezionato sarà totalmente esonerato dalle tasse di iscrizione, eccetto il valore dell’assicurazione, che coprirà eventuali problemi nel periodo di permanenza. Inoltre, verrà ospitato presso il Centro Residenziale dell’Università e potrà usufruire del ristorante universitario.
Le richieste della borsa devono essere presentate entro il 15 novembre al “Magnifico Rettore dell’Università della Calabria, Area Ricerca Scientifica e Rapporti Comunitari – Ufficio Borse di Studio – Via Pietro Bucci, 87036 Arcavacata di Rende (CS) – Italia”. Nella busta, deve essere scritto “Borse di studio – AMERICA LATINA”. L’iscrizione e i documenti necessari possono anche essere spediti per fax al numero 0039 0984493697 o per e-mail:
arena@amministrazione.unical.it e mandarino@amministrazione.unical.it. Il bando della selezione e il modello del formulario di iscrizione sono disponibili sul sito:
http://www.unical.it/portale/concorsi/elenco_bandi.cfm?Q_TIP=Borsa%20di%20Studio

(Fonte: www.acirs.org.br)

mercoledì 7 novembre 2007

Programação de Novembro


lunedì 5 novembre 2007

Raoul e Alessandra dão voz a Rigoberto Aguyar Montiel

Assista aqui a trechos da leitura bilíngüe do e-mail "assinado" por Rigoberto Aguyar Montiel, narrador de

È finito il nostro Carnevale.

VII Settimana della Lingua Italiana nel Mondo – 25/0utubro/2007

Leitura bilíngüe de trechos do romance È finito il nostro Carnevale, de Fabio Stassi.

Matrimônio à Italiana

Acontece nesta quinta-feira, dia 08 de novembro, o último encontro da atividade de extensão Vittorio De Sica e o Neo-realismo: a redescoberta da Itália. Desta vez, o filme a ser apresentado por Eduardo Elisalde Toledo, aluno do curso de italiano da UFRGS, é "Matrimônio à italiana ". A atividade é gratuita e aberta à comunidade e acontece no Laboratório de vídeo (sala 212) do Instituto de Letras - Campus do Vale.
Informações pelo e-mail
daniela.norci@ufrgs.br ou pelo fone 3308-7355, com Daniela.

martedì 30 ottobre 2007

Acabou o nosso carnaval





Diretor, professores e alunos do Instituto de Letras da UFRGS

Na última quinta-feira, dia 25/10, dentro das comemorações da VII Settimana della Lingua Italiana, os alunos do Setor de Italiano puderam prestigiar um evento diferente e interessante: a leitura bilíngüe de trechos do romance "È finito il nostro carnevale", de Fabio Stassi, recém-lançado na Itália. O próprio autor, por intermédio de nosso professor-leitor, Raoul Poleggi, enviou um e-mail ao público do evento (na verdade, assinado pelo narrador do texto, Rigoberto Aguyar Montiel, o que torna a situação mais encantadora e inusitada).

A leitura em italiano foi realizada pelo professor Raoul, e a leitura em português – assim como a tradução dos excertos para a nossa língua – foi realizada pela professora Alessandra Paola Caramori.

Na ocasião, o diretor do Instituto de Letras, Pedro Arcanjo Briggmann, incitou o Setor de Italiano a organizar um projeto para a tradução do romance em conjunto entre professores e alunos do Setor e declarou que poderíamos contar com o seu apoio, inclusive, para uma futura publicação junto à Editora da UFRGS.

Nós do Parla UFRGS! também gostaríamos de manifestar o nosso apoio a esta tradução. Segundo aquilo que pudemos perceber durante a leitura bilíngüe, o romance é de especial importância para nós brasileiros, já que tem como tema central um assunto tão caro ao nosso povo – o futebol. Além disso, é interessante por trazer a visão de um estrangeiro sobre nosso país.

Um outro argumento a favor desta tradução, além do fato de ter nossa “paixão nacional” como eixo, é a questão mercadológica, ainda mais agora que temos a confirmação de que a Copa de 2014 se realizará aqui, o que gerará uma euforia maior que a habitual sobre o tema.

A seguir reproduzimos o texto de orelha do livro (traduzido pela professora Alessandra) para que o leitor do Parla UFRGS! possa sentir o gostinho da história de Fabio Stassi.

"È finito il nostro carnevale” (Acabou o nosso carnaval) é a estória de Rigoberto Aguyar Montiel: um sem terra, um anarquista, um inimigo da ordem estabelecida, mas sobretudo um amante do futebol e das mulheres. Na Paris do final dos anos 20 (poucos meses antes da primeira Copa do Mundo), Rigoberto apaixona-se por Consuelo, que será a magnífica modelo para a criação da Taça Júlio Rimet. Com o misterioso desaparecimento de Consuelo, Rigoberto promete a si mesmo roubar a taça, transformando-a no símbolo de todas as esperanças perdidas pelos homens. Inicia-se assim uma longa caminhada pelos cinco continentes. Na pele de um cronista esportivo – sempre na iminência de ser despedido – Rigoberto persegue a Diosa de la Victoria, copa do mundo após copa do mundo: pela Itália fascista de 34, pela swinging London de 66, pelo Uruguai de Schiaffino até o Brasil de Garrincha e Pelé. Entre as reviravoltas da sorte e ações rocambolescas, a longa viagem de Rigoberto é também uma travessia pelo século XX, um percurso repleto de momentos iluminados (o encontro com Ernest Hemingway, Django Reinhardt, Tom Jobim e Vinícius de Moraes) e de momentos tristes: a segunda guerra mundial, as ditaduras sul-americanas dos anos Setenta, o fim da era romântica do futebol. Acabou o nosso carnaval é um romance picaresco, mas também um canto doloroso alçado a uma época já concluída (aquela de quem, correndo na linha direita, “movia um corredor de borboletas”): aos seus erros, ao seu amar demasiado, aos seus homens, às suas mulheres, aos seus mitos.

giovedì 25 ottobre 2007

Pra encerrar bem a semana...

... que tal vir à nossa próxima sessão de cinema?


mercoledì 24 ottobre 2007

Agradecimentos ao Consulado

Nós do Parla UFRGS! gostaríamos de – em nome dos alunos do Curso de Italiano da UFRGS – destacar o apoio dado pelo Cônsul Geral da Itália, Francesco Barbaro, e pela Diretora Didática do Consulado Italiano, Lorella Chirizzi, para que pudéssemos realizar gratuitamente os exames do CILS.
A eles o nosso muito obrigado!

martedì 23 ottobre 2007

Semana da Língua Italiana 2007

Nesta semana, como já escreveu a Professora Florence Carboni em seu artigo "Italiano e Globalizzazione" publicado ontem neste blog, comemora-se a VII Settimana della Lingua Italiana nel Mondo.
O tema deste ano é “L’ITALIANO E IL MARE”.
Esta semana é um bom momento para conferir várias atividades interessantes, aprender coisas novas e também para refletir sobre a língua e a cultura italianas.

Na quarta-feira, dia 24 de outubro, às 17h30min, na sala da CEEE (Rua dos Andradas, 1223) o Consulado Geral da Itália promove uma reflexão lingüística e antropológica a respeito do filme Nuovomondo, de Emanuele Crialese. A apresentação será feita pelo Professor-Leitor Raoul Poleggi.

Na quinta-feira, dia 25 de outubro, às 10h30min, no Auditório Celso Pedro Luft (Instituto de Letras da UFRGS – Campus do Vale), em uma iniciativa do Setor de Italiano da UFRGS, acontece uma leitura bilíngüe de trechos do romance È finito il nostro Carnevale, de Fabio Stassi.

Por fim, na sexta-feira, dia 26 de outubro, dentro da programação do ciclo "Cinema Italiano na UFRGS", o grupo Parla UFRGS! comemora a data apresentando o filme Preferisco il rumore del mare, de Mimmo Calopresti. A projeção acontece às 19h, na Sala Redenção da UFRGS, no Campus do Centro.
Todas as atividades têm entrada franca.

lunedì 22 ottobre 2007

ITALIANO E GLOBALIZZAZIONE

Florence Carboni

Da lunedì 22 a domenica 28 ottobre, si svolgerà la settima edizione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo. Nel 2001, Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale (organo interno al Ministero Affari Esteri - MAE) e Accademia della Crusca hanno lanciato quest'iniziativa con lo scopo di promuovere la lingua italiana su scala mondiale. Spesso quest'azione è criticata e vista come un evento ufficiale in più, caduto dal cielo, imposto dagli organi che dispongono del potere di decisione in materia di lingua. In quanto professionisti e futuri professionisti della lingua italiana, dovremmo cercare di capire cosa significa esattamente la promozione della lingua e della cultura di un paese come l'Italia, in modo da poter collaborare produttivamente ad azioni di questo tipo.
Da subito, andrebbe ricordato che, su iniziativa dell'Unione Europea e del Consiglio d'Europa, il 2001 – anno in cui è stata appunto istituita la "Settimana" – era stato dichiarato "Anno Europeo delle Lingue", al fine di favorire l'apprendimento del maggior numero di lingue da parte del maggior numero possibile di residenti UE. A tale progetto avevano partecipato 45 paesi membri, tra cui l'Italia, che per l'occasione aveva attivato una rete di istituzioni, pubbliche e private, come appunto la Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale, l'Accademia della Crusca, ma anche gli Istituti Italiani di Cultura, i Consolati, le Società Dante Alighieri, la RAI, il Ministero dei Beni Artistici e Culturali, le innumerevoli associazioni italiane sparse in tutto il mondo, le singole cattedre di italiano nelle università ecc.
Nel cercare di cogliere le diverse motivazioni di tali iniziative di promozione della lingua, non possiamo perdere di vista che la sorte dell'italiano a livello nazionale ed internazionale costituisce un elemento essenziale della posizione dell'Italia in quanto nazione sullo scenario internazionale, soprattutto in questi tempi di globalizzazione economica, politica, culturale e quindi tendenzialmente anche linguistica.

Il mercato delle lingue

Tra gli effetti linguistici della globalizzazione, c'è senz'altro la consolidazione dell'inglese in una posizione che il linguista francese Calvet [Le marché aux langues, 2002] chiama di "ipercentrale". L'inglese è una delle lingue più studiate e più tradotte al mondo, mentre tra i suoi parlanti nativi, si trova un numero relativamente basso di bilingui, giacché l'inglese è capito in tutto il mondo. Nella classificazione ideata da Calvet, l'italiano non è nemmeno tra le lingue cosiddette "supercentrali": davanti all'italiano, c'è il cinese, lo spagnolo, l'arabo, il portoghese, tutte lingue che hanno un considerevole numero di parlanti nativi e che costituiscono anche lingue dominanti nelle situazioni diglossiche di paesi ex-colonie, com'è il caso del portoghese in molti paesi africani, per esempio. Prima dell'italiano, c'è anche il francese, che sembra godere tuttora di un maggior prestigio a livello internazionale e che, nei grandi organismi internazionali, come l'ONU, occupa ancora un posto privilegiato.
Questo quadro geolinguistico non poteva lasciare indifferenti le autorità governative italiane coinvolte nella politica e nella pianificazione linguistiche. E nemmeno il fatto già menzionato che il predominio dell'inglese a livello mondiale, spesso presentato come ineluttabile e funzionale, rappresenta in realtà un pericolo per la configurazione geopolitica mondiale, per l'integrazione ed il progresso armoniosi dei popoli, ma anche e soprattutto, direi, per l'affermazione delle nazioni che parlano lingue considerate minoritarie e perfino, per rifarci alla classificazione di Calvet, lingue centrali come l'italiano.
La discussione non riguarda l’inglese in sé, in quanto lingua, bensì le conseguenze sociolinguistiche di una politica che chiameremo imperialistica, da parte di nazioni che hanno appunto l'inglese come lingua dominante. Va ricordato che in altri tempi, altre lingue hanno occupato il posto occupato oggi dall'inglese. Inoltre, un dibattito sano su questioni di politica linguistica deve anche prescindere da considerazioni di carattere etnico-sentimentalistico, come vorrebbe una certa ecologia linguistica, anche perché, in materia di lingua, dobbiamo spesso arrenderci alla realtà dell'ineluttabile evoluzione storica. Ciò che deve contare in ultima analisi è lo sviluppo armonico di ogni popolo e di ogni ceto sociale.

Lingua, scienza, cultura

Uno degli elementi più preoccupanti dell'attuale processo di globalizzazione linguistica è che tende a ridurre la circolazione della produzione scientifica, letteraria, artistica di alcuni popoli – quelli appunto che parlano lingue non dominanti – e quindi intaccare la diversità linguistica e culturale globale. Ciò implica che in alcuni settori essenziali – come l'economia, la scienza e la tecnologia ecc. – le informazioni circolano solo in alcune lingue, con l'inglese in testa, influenzando anche, in modo dialettico, la ricerca in questi settori. Significa anche che l'accesso a tali informazioni e la partecipazione a tali attività sono consentiti solo a chi domina le lingue dominanti.
Inoltre nel ridurre il ventaglio delle possibili lingue straniere da studiarsi nelle scuole, si tende ad ostacolare uno dei principali obiettivi dell'apprendimento delle lingue straniere, che è appunto la presa di coscienza dell'esistenza di numerosi modi di vivere, di comunicare, di interagire con la natura, di affrontare e risolvere i problemi sociali, di divertirsi ecc., e quindi, in ultima analisi, una convivenza più pacifica tra i popoli. E poi, non va dimenticato un altro elemento: imparare una seconda (una terza, una quarta...) lingua fa bene per lo sviluppo linguistico-cognitivo del bambino, dell'adolescente, dell'essere umano in generale.
Quindi, al momento di scegliere la lingua straniera da far studiare ai propri figli, andrebbe soppesato non solo l'apparente maggiore prestigio e spendibilità della lingua, con ragionamenti di tipo "l'inglese è più importante per trovare un lavoro", poiché tali considerazioni si basano su false premesse. Nella scuola dell'infanzia lo sviluppo della bilinguità – non del bilinguismo – serve unica ed esclusivamente a scopi cognitivo-affettivi: migliorare la flessibilità intellettiva (il passaggio da un sistema simbolico all'altro), le abilita metalinguistiche, la creatività verbale, l'educazione all'alterità e quindi l'acquisizione di una maggiore apertura culturale, ecc.

Le lingue straniere a scuola

Nell'ambiente tutto sommato artificiale dell'apprendimento linguistico scolastico, non importa quale lingua straniera il bambino apprende ad usare, anche perché, per forza di cosa, si tratta sempre di un apprendimento molto parziale. Al limite, per il fine specifico di sviluppare determinate aree e funzioni del cervello, ma anche per la prima formazione umanistica del bambino, andrebbe benissimo anche l'avvicinamento a lingue poco valorizzate dalle nostre parti, come lo swahili.
Tuttavia, se è vero che nell'apprendere una seconda lingua, il bambino combina naturalmente la conoscenza incompleta della nuova lingua con elementi (fonetico-fonologici, lessico-semantici, morfosintattici e pragmatico-culturali) della sua lingua materna e quindi, quando lingua madre e lingua straniera condividono un alto indice di elementi di prossimità, si riduce il tempo necessario all'apprendimento, ciò significa che, nel caso di bambini brasiliani, sarebbe redditizio far studiare l'italiano piuttosto che l'inglese... o appunto lo swahili.
D'altro canto, nel caso specifico del Brasile e soprattutto del RS, l'italiano, con un approccio adeguato, lontani da scopi di valorizzazione etnico-razzista, può fungere da ponte tra presente e passato, tra la società d'origine e quella formatasi dall'incontro di diverse culture. Può per esempio avvicinare generazioni: i più anziani che parlano o conoscono passivamente qualche forma dialettale italica e i giovani che studiano l'italiano contemporaneo. Sembra pertanto innegabile che l'italiano dev'essere considerato seriamente dalle autorità competenti, come una possibile lingua straniera da inserire nei curricoli delle scuole, nel RS ed in altri stati del Brasile.

A cosa serve l'italiano?

Ma perché un adulto, nella cui scelta di una possibile lingua straniera sembrano esserci solo motivazioni più pragmatiche, di spendibilità immediata della lingua, dovrebbe scegliere l'italiano piuttosto che una lingua ipercentrale come l'inglese o una supercentrale come lo spagnolo, il cinese, l'arabo?
Secondo una ricerca realizzata dai linguisti De Mauro, Vedovelli ed al. [Italiano 2000, i pubblici e le motivazioni dell'italiano diffuso tra gli stranieri, 2002], la lingua italiana riscontrerebbe un aumentato successo nel mondo, da attribuirsi, secondo gli autori, innanzitutto al grande numero di discendenti di italiani sparsi nel mondo, a cui la legge italiana riconosce il diritto alla cittadinanza, fatto che tende ad implicare una necessità quanto all'apprendimento della lingua degli antenati. Quindi, sempre più adulti apprendono l'italiano in quanto lingua etnica.
La ricerca di De Mauro e Vedovelli mostra inoltre che tra le motivazioni segnalate dagli intervistati, l'italiano è ricercato anche come lingua di cultura. Civilizzazione romana, Rinascimento, Chiesa cattolica ecc. sono esperienze storiche più facilmente avvicinabili attraverso la lingua italiana. E poi, sono sempre più numerosi quelli che studiano la nostra lingua con scopi economici, scientifici, turistici.

Politiche e pianificazioni linguistiche

Tutte le possibili iniziative in grado di rendere più eterogeneo il quadro del mercato delle lingue straniere e migliorarvi la posizione dell'italiano sono, in ultima analisi, vincolate a decisioni politiche e ad azioni di pianificazione linguistica. È innegabile che agire sullo status della lingua nella scuola, in quanto L2, è un obiettivo essenziale. Paradossalmente, molte delle azioni di inserimento dell'italiano come L2 nelle scuole, pubbliche e private, del RS, sulla base di convenzioni firmate con associazioni locali – enti gestori di contributi governativi italiani – dopo un po' mostrano segnali di deterioramento o si dimostrano addirittura veri e propri insuccessi. Impiantato senza una pianificazione a lungo termine, che prenda in considerazione il maggior numero possibile degli elementi coinvolti ­– ambiente fisico, sociale e politico in cui la lingua viene inserita, risorse materiali ed umane a disposizione, livello di preparazione del corpo docente e possibilità materiali di migliorarlo, efficienza dei sussidi e delle metodologie disponibili ecc. – l'insegnamento di una lingua straniera sarà necessariamente destinato a fallire e, più grave ancora, ad essere fonte di delusione tale da mettere a repentaglio, nella comunità, lo stesso prestigio della lingua straniera coinvolta nell'esperienza fallita.
Accanto ad una pianificazione volta ad incentivare la traduzione e divulgazione della produzione bibliografica italiana in Brasile e, viceversa, di quella brasiliana in Italia, l'inserimento della lingua italiana come L2 nelle scuole costituisce anche un anello essenziale della catena che permette ai dipartimenti di italiano di sopravvivere nelle università brasiliane: senza un potenziale mercato di lavoro, pochi sceglieranno di studiare l'italiano all'università.
Le azioni di pianificazione linguistica non riguardano solo il valore funzionale della lingua come L2 nelle scuole. Possono intervenire anche sullo status della lingua come lingua dei mass media, favorendo la circolazione di giornali e riviste italiane in Brasile abbassandone il prezzo, per esempio; ma anche promuovendo programmi radiofonici di qualità, in italiano – e non in un pidgin italo-portoghese incomprensibile come succede spesso nelle trasmissioni esistenti –, con notizie non solo su un passato idealizzato, ma anche e soprattutto con una riflessione sulle questioni centrali affrontati oggi dalla società italiana e sulle produzioni artistiche e culturali più recenti.
Nella grande strategia di promozione della lingua italiana, in questo mondo del terzo millennio, sempre più economicamente globalizzato e linguisticamente squilibrato, vanno rispettate ed incentivate anche azioni come quella ideata nel 2001 da Ministero Affari Esteri e Accademia della Crusca. Quest'anno la Settimana della Lingua Italiana nel Mondo ha come tema "L'italiano ed il mare". Nel corso della prossima settimana avranno luogo diverse iniziative, tra cui due film: Novomondo, di Emanuele Crialese, mercoledì 24, ore 17:30, al Centro Culturale Erico Verissimo, e Preferisco il rumore del mare, di Mimmo Calopresti, venerdì 26, alle ore 19, nella sala di cinema dell'UFRGS.

CILS gratuito

Gli alunni del corso di italiano della UFRGS questo anno potranno fare l'esame CILS – Certificato Italiano Lingua Straniera– gratuitamente. Per questo si deve, entro domani (martedì, 23/10), parlare con la professoressa Florence Carboni e comunicarle in quale livello l'alunno desidera iscriversi:B1, B2, C1 e C2.
Informazioni con la professoressa Florence Carboni:
fcarboni@via-rs.net / 3211-4606

venerdì 19 ottobre 2007

Curso de formação para o ensino de italiano

Estão abertas até 25 de outubro as inscrições para a segunda parte do VIII Corso di Perfezionamento per Insegnanti d'Italiano: Immersione in Língua, Didattica e Cultura promovido pela ARPI (Associação Rio-Grandense de Professores de Italiano).
As atividades ocorrerão nos dias 09 e 10 de novembro, durante todo o dia. Serão tratados os seguintes assuntos: “L’italiano lúdico”, “Storia dell’ Italia Contemporânea” e “Fonetica e fonologia”.
As inscrições custam R$ 20,00 para sócios da ARPI e para alunos de Letras da UFRGS e R$ 30,00 para os demais participantes.
Mais informações com a ARPI, pelo fone 3339-0979 ou pelo
e-mail
arpi.ita@terra.com.br

mercoledì 17 ottobre 2007

Ontem, hoje e amanhã, de Vittorio De Sica, quinta-feira na UFRGS

Acontece nesta quinta-feira, dia 18 de outubro, o terceiro encontro da atividade de extensão Vittorio De Sica e o Neo-realismo: a redescoberta da Itália. Desta vez, o filme a ser apresentado por Eduardo Elisalde Toledo, aluno do curso de italiano da UFRGS, é "Ontem, hoje e amanhã ", de 1963.
A atividade acontece no Laboratório de vídeo (sala 212) do Instituto de Letras - Campus do Vale.
Informações pelo e-mail daniela.norci@ufrgs.br ou pelo fone 3308-7355, com Daniela.

lunedì 8 ottobre 2007

A focaccia ligure – Versão em português

Por Florence Carboni
Tradução de Rosângela Tolotti

Não é fácil dar a receita da focaccia ligure, principalmente com relação à quantidade dos ingredientes. A massa da focaccia precisa ser “sentida”, enquanto está sendo preparada. Mesmo assim, vou tentar...

Os ingredientes são:
Farinha, fermento biológico, sal, azeite de oliva (extra-virgem, de preferência).

Colocar a farinha (aproximadamente meio quilo) em um recipiente de vidro, barro ou plástico (nunca de metal – o metal é muito frio, pode prejudicar a levedura), fazer um buraco no centro e colocar o fermento (fresco ou seco), desmanchado em 40 mL de água morna (mineral com gás de preferência). A massa mole obtida deve ser trabalhada (amassada) durante cinco minutos aproximadamente, com uma colher de pau. Acrescentar sal e um pouco de azeite de oliva, à massa que deve continuar sendo trabalhada, agora com as mãos, colocando a farinha aos poucos, até o ponto de soltar das mãos – a massa não deve ficar dura. Este trabalho deve ser feito sobre a mesa. A massa deve ser muito bem trabalhada e precisa ser batida sobre a mesa para ativar o processo de fermentação. Formar uma bola com a massa e delicadamente colocar num recipiente (o mesmo que foi usado no início) suficientemente grande já que o volume da massa deve dobrar. Espalhar um pouco de farinha sobre a massa, cobrir com um pano e colocar tudo num lugar quente, sem correntes de ar (o ideal é que seja dentro do forno desligado – se tiver muita pressa, no forno em temperatura mínima, com a porta um pouco aberta). Depois de crescida (aproximadamente depois de uma hora), se divide a massa em duas ou três partes que serão estendidas de acordo com a fôrma onde a focaccia vai ser assada. A focaccia, que deve ter uma espessura de menos de meio centímetro, deve ser colocada em forma de alumínio untada com azeite de oliva, e deve descansar, crescendo até dobrar a altura da massa. Delicadamente e evitando as correntes de ar, usar a mão untada com azeite de oliva para achatar a massa. Com uma mistura de água morna e azeite de oliva, pincelar a focaccia, salpicando-a com sal (e temperos a gosto – alecrim, orégano etc.). A focaccia deve ser colocada em forno quentíssimo por pouco tempo (aproximadamente 10 minutos). Colocar um pouco de azeite cru sobre a focaccia, logo que sair do forno.

Bom apetite a todos.

mercoledì 3 ottobre 2007

Comentário sobre "A rifa", de De Sica

O colega Eduardo Elisalde, ministrante do ciclo Vittorio De Sica e o Neo-realismo: a redescoberta da Itália, nos deixou um comentário sobre o filme que apresentará amanhã, o qual reproduzimos aqui:

Convido a todos para a exibição do filme "A Rifa", segundo encontro do Ciclo de filmes do diretor Vittorio De Sica. Este filme pertence ao projeto Boccaccio '70, que contou com a participação de quatro mestres do cinema italiano: De Sica, Fellini, Moniceli e Visconti. Com o objetivo de criarhistórias fiéis ao estilo cômico e sensual do autor de Decameron, coube a cada diretor apresentar sua versão moderna dos eternos conflitos humanos entre moral e sexo, todos com um personagem feminino como centro da narrativa (no caso de "A Rifa", a estonteante Sophia Loren). Com roteiro de Cesare Zavattini (Vítimas da Tormenta, Ladrões de Bicicleta, Milagre em Milão), um dos criadores do Neo-realismo, o filme narra a agitação em uma pequena cidade com a presença de um parque de diversões itinerante e a existência de uma "rifa" que tem como prêmio uma noite de amor com Zoe (Sophia Loren). Com um tom popular que não faz concessões ingênuas à demagogia, esta é mais uma grande comédia italiana.
O QUÊ? Vittorio De Sica e o Neo-realismo: a redescoberta da Itália - "A rifa", 1962
QUANDO? Quinta-feira, dia 04 de outubro, 14h
ONDE? Laboratório de vídeo (sala 212) do Instituto de Letras - Campus do Vale.

martedì 2 ottobre 2007

Caponata do Vinícius

No ritmo das receitas de sucesso que puderam ser conferidas no coquetel do projeto "Cinema italiano na UFRGS", oferecemos agora a receita da deliciosa caponata do Vinícius. Ele, além de ser muito importante para nosso projeto, já que é projecionista da Sala Redenção, ainda nos presenteou com esta maravilhosa contribuição ao nosso coquetel. Valeu, Vinícius!

Ingredientes:
- 2 berinjelas
- sal
- ¼ xícara de vinagre (pode ser de vinho tinto)
- 2 dentes de alho
- orégano
- pimenta vermelha (pequena)
- salsa e cebolinha picadas
- ½ xícara de azeite de oliva
- azeitonas pretas
- champignon

Modo de preparar:

- Descascar as berinjelas e cortar em pedacinhos.
- Colocar sal e deixar “de molho” por 24 horas.
- No dia seguinte, espremer e deixar escorrer bem o líquido, deixando-as soltas.
- Colocar o vinagre e deixar de molho por mais 24 horas, repetindo a operação anterior.
- Temperar com: alho, orégano, pimenta vermelha, salsa e cebolinha picadas, azeitonas pretas, champignon, azeite de oliva (a gosto).
- Acondicionar em vidros cobrindo com uma camada de azeite e guardar na geladeira.

La focaccia ligure

Florence Carboni

Non è facile dare la ricetta della focaccia ligure. Soprattutto è difficile indicare esattamente la quantità degli ingredienti. Chi fa la focaccia deve "sentire" la pasta. Comunque, ci provo.
Gli ingredienti sono: farina, lievito di birra, sale, olio d'oliva (extravergine, se possibile).
Mettere la farina (circa mezzo chilo, diciamo) in un recipiente di vetro o di terracotta oppure di plastica (mai di metallo – il metallo è troppo freddo, ostacolerebbe la fermentazione), farci una fontana e metterci il lievito di birra (quello fresco oppure quello chimico), disfatto in circa 40 cl di acqua (meglio se minerale - anche gasata) tiepida.
Si ottiene una pasta molle che va lavorata per circa cinque minuti con un cucchiaio di legno. Vi si aggiunge del sale ed eventualmente un po' d'olio d'oliva e si continua a lavorarla, adesso con le mani (se le si ha abbastanza calde), aggiungendo la farina progressivamente finché la pasta non si attacca più alle mani. Ma non va aggiunta troppa farina - la pasta non deve diventare troppo dura. È un lavoro che è meglio fare direttamente sulla spianatoia. La pasta va lavorata molto e va sbattuta sulla spianatoia, per attivare il processo di lievitazione.
Poi se ne fa una palla che, molto delicatamente, si mette in un recipiente (lo stesso in cui si è iniziata la lavorazione della pasta) abbastanza capiente (poiché il volume della pasta raddoppierà). Vi si sparge un po' di farina e si ricopre con uno strofinaccio, mettendo il tutto in un posto caldo, senza correnti d'aria (l'ideale è nel forno spento - se si ha premura, nel forno al minimo minimo, con la porta un po' aperta).
Una volta cresciuta (dopo circa un'ora), si divide la pasta in due (o tre - dipende) pezzi che vanno "tirati", dandogli il formato che si vuole (dipendendo dalla teglia in cui la focaccia sarà cotta), con uno spessore di meno di mezzo centimetro, e che viene sistemato in teglie di metallo, unte con un po' d'olio d'oliva. Le focacce devono riposare in un posto caldo finché non saranno cresciute fino a circa un centimetro (un po' più, un po' meno, dipende come piace). Molto delicatamente, evitando correnti d'aria, si "schiaccia" la pasta con la mano unta d'olio d'oliva. Si fa emulsionare un po' d'acqua tiepida con dell'olio d'oliva e si pennellano le focacce (delicatamente), cospargendole poi con il sale (e/o con quello che piace - rosmarino, origano ecc.).
Le focacce vanno direttamente in un forno caldissimo, per poco tempo (una decina di minuti al massimo). Quando escono dal forno, vi si rimette un po' d'olio crudo.
Buon appetito a tutti.

CINEMA PER RICORDARE E SPERARE

Florence Carboni



Venerdì 28 settembre, nell'ormai ventenne Cinema Redenção, situato nell'accogliente centro culturale che costituisce il campus centrale dell'UFRGS, è stato presentato e discusso il film Roma, Città Aperta, secondo incontro del progetto Cinema Italiano na UFRGS. A più di sessant'anni dalla prima esibizione, il film di Rossellini non ha perso la sua capacità di commuovere e di provocare sentimenti che vanno dal ripudio di ogni tipo di tirannia, alla fiducia negli esseri umani e nella loro capacità di unirsi ed organizzarsi per liberarsi dall'oppressione e migliorare le proprie condizioni di vita, passando dall'ammirazione nei confronti della gente umile di Roma e di tutte le città d'Italia e d'Europa che ha saputo far prova di un eroismo quotidiano, nel sopravvivere con dignità e nel dimostrare solidarietà verso quelli che, nella lotta contro il nazi-fascismo, hanno scelto la strada dell'abnegazione e della guerriglia, senza la quale l'azione degli eserciti alleati non sarebbe stata la stessa.

I numerosi partecipanti alla sessione di venerdì (circa 50 persone), tra cui vanno segnalati Francesco Barbaro, Console Generale d'Italia a Porto Alegre, Arcanjo Pedro Briggmann, attuale direttore dell'Istituto di Lettere dell'UFRGS, nonché di colleghi docenti, come il nostro professor Robert Ponge del dipartimento di francese, hanno contribuito in modo attivo alla discussione che è susseguita alle scene commoventi girate nella Roma distrutta dalla guerra, con attori non professionisti sopravvissuti alle atrocità perpetrate dal fascismo, ma anche grazie alla performance di attori indimenticabili come Aldo Fabrizi e Anna Magnani, che con quest'interpretazione vinse il nastro d'argento a Cannes nel 1946.
Durante il ricco dibattito è stata ricordata tra l'altro la scarsità delle risorse materiali con cui è stato fatto questo film, che spesso appare come un reportage, da cui è stato eliminato ogni elemento romantico. La nostra Aline Pereira de Barros, studentessa d'italiano e corresponsabile del progetto Cinema italiano na UFRGS, ha sottolineato la diluizione della figura dell'eroe in diversi personaggi – Pina, il prete, il partigiano, il bambino ecc – caratteristica del neorealismo. Il console Francesco Barbaro, invece, ha enfatizzato che il vero eroe del film è appunto la lotta dei partigiani comunisti per la liberazione dell'Italia, facendo notare anche l'assenza, sicuramente voluta da Rossellini, degli Alleati. Per il professor Paulo Kroeff, ex-docente presso la facoltà di psicologia dell'UFRGS, un elemento essenziale del film è il far vedere che l'essere umano può fare cose meravigliose – difendere ideali, essere solidale – e terribili – uccidere, torturare, togliere la libertà agli altri.

Va rilevato anche l'originale intervento del signor Briggmann, che, nel titolo del film, oltre alla denotazione storica di città ceduta alle forze nemiche senza combattimenti, vede anche un aspetto metaforico. E cioè, la speranza, l'apertura, in un'allusione alle Vene aperte dell'America Latina di Galeano. Al di là delle moltissime altre considerazioni sul film di Rossellini, tra i cui sceneggiatori figurava anche il famoso Fellini, la professoressa Nara Machado, docente di architettura alla PUC, ha anche ricordato che le storie messe in scena in Roma, città aperta devono indurci a riflettere su situazioni analoghe di violenze e torture promosse dalle dittature militari sudamericane tra gli anni 1960-1980 e sulla necessità di punire i responsabili.
Attorno al piccolo rinfresco, alla buona, offerto dalle organizzatrici dopo il dibattito, molte lingue si sono sciolte e sono venute fuori nuove riflessioni e nuove idee interessanti sul film di Rossellini, sul cinema in generale, sulla lingua e la cultura italiana ecc. Ossia, ancora una volta, come in occasione della presentazione del film Padre Padrone, lo scorso 23 agosto, siamo riusciti ad unire l'utile al dilettevole.
Il 26 ottobre, durante la VII Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, che avrà come tema "l'Italia e il mare", il ciclo Cinema Italiano na UFRGS presenterà Preferisco il Rumore del Mare, film del 2001, di cui Mimmo Calopresti è direttore, co-sceneggiatore ed interprete. Attraverso la storia di due bambini, questo film ci parla dei disagi sociali della Calabria di oggi, della mafia, del divario tra Nord e Sud della penisola italiana, della corruzione, dell'incomunicabilità intergenerazionale. Un film verità, che, mantenute le dovute proporzioni, è in qualche modo erede dei capolavori del neorealismo.

Dia do Tradutor

Em comemoração ao dia do tradutor (ocorrido em 30/09) o Instituto de Letras da UFRGS promove amanhã, dia 3 de outubro, às 10h30min, no Auditório Celso Pedro Luft, a palestra "Os caminhos da tradução e da interpretação", com a tradutora e intérprete Vanise Dresch.

"A rifa", de Vittorio de Sica, é exibido no Instituto de Letras

Acontece na quinta-feira, dia 04 de outubro, o segundo encontro da atividade de extensão Vittorio De Sica e o Neo-realismo: a redescoberta da Itália.
Desta vez, o filme a ser apresentado por Eduardo Elisalde Toledo, aluno do curso de italiano da UFRGS, é "A rifa", de 1962.
A atividade acontece no Laboratório de vídeo (sala 212) do Instituto de Letras - Campus do Vale.
Informações pelo email daniela.norci@ufrgs.br ou pelo fone
3308-7355, com Daniela.

“Casomai” e “I Clowns” na ACIRS

Na próxima quinta-feira (dia 4, às 18h30min), a ACIRS – Língua e Cultura Italiana exibirá o filme “Casomai” (2002), dirigido por Alessandro D’Alatri. Após a sessão, haverá debate coordenado pelo professor Emilio Daiocchi. No sábado (dia 6, às 14h), a película projetada será “I Clowns” (1971), de Federico Fellini. O professor Daniel Gonçalves coordenará a discussão sobre o filme. Ambas sessões ocorrem no Centro Cultural ACIRS (R. Dr. Flores, 105 – 1º andar – Porto Alegre) e têm entrada franca. Informações pelo telefone (51) 3212-5535 ou pelo e-mail cinema@acirs.org.br.
Fonte: Il Mondo Italiano - 239

mercoledì 26 settembre 2007

Cineminha na sexta-feira




Aqui está o convite para a próxima sessão do projeto Cinema italiano na UFRGS. Participe!

Povera Pizza, Povera Assassina!

Florence Carboni

Le parole di una lingua sono un po' come gli esseri umani: non tutte hanno gli stessi diritti né gli stessi doveri. Pure nelle lingue c'è ingiustizia. Alcuni vocaboli muoiono e sono subito dimenticati; altri sopravvivono, anche per secoli, nella loro sonorità e nel loro significato, intatti o impressi in altre parole. Accanto ai vocaboli che addirittura sono conosciuti ed usati solo dai membri di una famiglia, vi sono quelli che, con variazioni fonetiche e grafiche, appartengono a quasi tutta l'umanità, come le parole italiane espresso, pizza, spaghetti, allegro, mafia.
Sembra perfino che le lingue e le loro parole abbiano una vita autonoma rispetto ai loro parlanti. Addirittura ci sono esseri umani che temono di usare certi termini, quasi la loro forza fosse tale che solo a pronunciarle si potesse concretare la realtà che nominano, come demonio, morte, cancro. È pur vero che molti vocaboli hanno un forte potere performativo: in situazioni precise il dire corrisponde al fare. Così funzionano l'ingiuria, il ringraziamento, le parole d'amore.
Tuttavia a creare le parole sono pur sempre gli esseri umani. Nell'interagire tra loro e con la natura, nella loro comprensione del mondo sociale e naturale, nelle loro creazioni estetiche, gli esseri umani inventano vocaboli nuovi o riutilizzano quelli già esistenti cambiandone o no l'aspetto fonico ed i significati. Spesso si è verificato che la buona o la cattiva sorte di certe parole dipende da come i settori sociali in cui si sono forgiati tali concetti intervengono nelle dinamiche sociali, produttive ed ideologiche.

Parole ricche, parole povere
In Brasile, parole usate dalle comunità native si sono corrotte nella lingua dei colonizzatori: maloca, da abitazione collettiva, è diventata baracca o bordello; china, femmina, donna indigena, ha acquisito il senso di donna facile, meretrice. Nello stravolgere il senso delle parole si oltraggiano i settori sociali che le hanno plasmate nella loro pratica quotidiana, secondo specifiche visioni del mondo.
L'evoluzione delle lingue implica comunemente nella trasformazione spontanea e quindi involontaria del lessico, sia nell'aspetto fonico sia nel senso, a tal punto che spesso sembra non esserci più traccia della parola originale. Purtroppo il motore della trasformazione lessico-semantica è spesso la volontà consapevole di alcuni ceti sociali di dominare e manipolare altre fasce della società.
E poi ci sono quei vocaboli che, diventati internazionali, circolano in tutte le bocche e tendono ad ampliare talmente il loro quadro di riferimento che non hanno più niente a che fare con la realtà naturale e sociale che li ha generati. Sono spesso nomi di prodotti o procedimenti produttivi che, venduti a livello mondiale, sono fonte sicura di reddito. Dal mondo della moda a quello delle arti, dai cibi e bevande alle armi da guerra, fin dalla nascita del protocapitalismo, un sempre maggior numero di beni circola a livello planetario con le rispettive denominazioni – caffè, violino, baionetta, casino, risotto ecc.
Nel settore alimentare, i referenti delle parole si conservano meglio quando si tratta di beni prodotti da settori sociali che dispongono dei mezzi per "tutelarli". Nessuno può vendere una bevanda qualsiasi e chiamarla Champagne o Bordeaux o Barolo. Non si può commercializzare un Camembert o un Parmigiano senza che queste denominazioni si riferiscano a formaggi specifici, prodotti in certe zone geografiche, con particolari metodi e con un rigidissimo controllo di qualità. Lo stesso non succede invece con i cibi nati per sfamare i ceti popolari e che vicissitudini storiche, come i grandi flussi migratori, spargono e rendono famosi nel mondo.

Pane, olio, formaggio, pomodoro e cultura
La parola pizza è un bell'esempio di questo fenomeno, giacché ha come referente un'esperienza storica e pratiche culturali molto precise. Secondo gli specialisti, la catena sonora pizza potrebbe derivare dal latino pinsa, dal verbo pinsere – "schiacciare", dal turco o dall'arabo pita, che significa pane, schiacciato appunto, oppure dal germanico bizzo, "boccone". Più sicuramente, proviene dal termine picea, il cui uso è attestato a Napoli nell'anno Mille.
È appunto al Mille, secondo alcuni, al Seicento, secondo altri, che risalirebbe questo prodotto, quando, a Napoli, cominciano a diffondersi, vendute da ambulanti, schiacciate di pane condite. Le parole pizza e picea si riferivano quindi in ogni caso ad un piatto povero e semplice, preparato con ingredienti a buon mercato, come la farina, il sale, lo strutto e poi l'olio d'oliva, le erbe aromatiche, il formaggio e, più tardi, il pomodoro.
La parola ha poi avuto fortuna ed ha acquisito dimensione universale, in parte a causa dello spargersi di migliaia d'italiani in tutto il mondo, ma anche in ragione delle sue particolarità: una pietanza relativamente facile da preparare, molto nutritiva e particolarmente gustosa. Nonostante le inevitabili trasformazioni che ha subite, la sua vasta diffusione ha consentito il propagarsi di un modo di essere e di fare caratteristico dei ceti medi e poveri, abitanti delle coste campane, già cittadine ma ancora legate ai prodotti dell'agricoltura, della pastorizia e della pesca. Nel mangiare una pizza, si vive quella cultura.
La società mercantile si è appropriata dell'ormai prestigiosa parola, per fabbricare e vendere su scala industriale, perfino nei singoli ristoranti, un oggetto che però, una volta abbandonati i procedimenti e gli ingredienti tradizionali essenziali per l'ottenimento di facili guadagni, non costituisce già più la stessa realtà. In questo senso, è lecito chiedersi se si possono ancora chiamare pizze le pietanze servite sul modello fast food in molte pizzerie sparsesi per il mondo negli ultimi anni.

La moltiplicazione delle pizze
Trovandomi in una città dell’interno del Rio Grande do Sul, su consiglio di due colleghe, mi sono recentemente avventurata in una pizzeria, inaugurata poche settimane prima, sul modello a rodízio rivelatosi così efficace nelle churrascaria, per la degustazione della carne. L’aspetto accogliente ed il discreto gruppo di persone che, munite di un numero, aspettavano che si liberasse un tavolo mi sono sembrati segnali favorevoli. Non mi ha tolto l’entusiasmo nemmeno il bicchierino di plastica in cui, per rendere l'attesa meno fastidiosa, ci si poteva servire di cachaça, la meravigliosa acquavite di canna brasiliana.
Non sono ancora seduta che già un cameriere mi propone una fetta di pizza con i cuoricini di pollo. I cuoricini di pollo mi piacciono, ma sulla pizza decisamente non mi vanno. Decido di aspettare il prossimo suggerimento: pizza allo strogonoff (una specie di gulasch) con le patatine. Non mi convince ma l'assaggio. Dopo varianti al mais, ai piselli, ai broccoli e formaggio catupiry, alla portoghese, alla russa, alla messicana ecc., che mi azzardo ogni tanto ad assaggiare, mi lascio pienamente sedurre dall’annuncio di una conosciuta: pizza ai peperoni. È pur vero che i peperoni sulla pizza non ci sono - secondo il cameriere il nome sarebbe giustificato dalla presenza di salame piccante ed in italiano, secondo lui, piccante si dice peperoni -, ma vabbeh, può passare!
Dopo decine di altri sapori, serviti a ritmo accelerato, ad intervalli di uno o due minuti, che mi limito a spilluzzicare, chiedo umilmente se non potrei avere una margherita. Meno di un minuto dopo mi ritrovo nel piatto un trancio di questa pizza storica, che cerco di assaporare: sento soprattutto il gusto del disco di pasta – che somiglia un po' a quella del pancarré –, ma non emerge il sapore né del pomodoro né della mozzarella, senza parlare del basilico. Eppure mi garantiscono che questi ingredienti ci sono! Vabbeh! Magari una semplice pizza marinara, che qui chiamano alho e óleo, chissà? Me ne arriva una fetta, ma non riesco a mangiarla, perché l’aglio, a pezzi grossi, è stupidamente crudo.
Alla fine, un po’ per la disperazione, un po’ per la curiosità di un'amante della pizza e della cucina in generale, ma soprattutto perché i dolci mi fanno sempre gola, mi lascio tentare dalle pizze dolci: alla fragola, al cioccolato, al doce de leite, alla frutta sciroppata, al gelato ecc. Nessuna mi dispiace, anzi, le trovo buone. Ma non sono pizze! Addirittura molte sono preparate su un disco di pan di spagna!!!

La fabbrica delle pizze
Di quest'avventura gastronomica mi rimane impressa anche la visita alla cucina del ristorante ed il rapido dialogo con la montadora chefe, vale a dire la coordinatrice del lavoro a catena per la farcitura dei dischi di pasta precotti: non una cucina, ma una piccola fabbrica, che ogni sera sforna centinaia di questi prodotti omogeneizzati nella loro apparente varietà, ad anni luci dal bancone di marmo dove, nelle buone pizzerie di tutto il mondo, anche del Brasile, i panetti di pasta già lievitata sono distesi, a mano, col mattarello o a macchina; dove i dischi sono farciti con ingredienti freschi ed in scarsa quantità e dove le pizze vengono cotte in forni a legna, sotto gli occhi ed il naso del cliente, che può pregustarne i colori e gli odori.
L'attuale processo di mercantilizzazione di questa pietanza ci fa perdere la semplicità e la raffinatezza del gusto di quella pizza preparata artigianalmente a favore di merci prodotte ininterrottamente cui viene dato il nome di pizze. Nei rodízio più particolarmente, tramite l'avvilente quantità del consumare per consumare, dell'ingerire per ingerire, l'incessante e quasi angoscioso susseguirsi dei dischi di pane con farciture varie cerca di sopperire alla mancanza di ingredienti essenziali – l'olio d'oliva extravergine, la mozzarella di qualità, i pomodori pelati non troppo acidi, gli odori specifici –; di una pasta fatta lievitare a lungo affinché risulti più leggera e digeribile; di una cottura ad altissime temperature nonché della maestria di un pizzaiolo che gestisce tutte le tappe del processo.
Oltre al fatto che sono spesso nocivi alla salute, tali procedimenti, caratteristici di un mondo in cui conta solo il profitto, impoveriscono la raffinatezza estetica e gustativa che costituisce la produzione ed il consumo dei cibi e tolgono ai consumatori la possibilità di avvicinarsi all'esperienza storica e culturale in cui i cibi vanno creandosi. Nel caso della pizza, si tratta tra l'altro di un'assoluta mancanza di riguardo verso i pizzaioli ambulanti e non che dal Seicento ai nostri giorni inventano e perfezionano questo piatto, concedendo alla parola corrispondente la buona reputazione di cui gode tuttora su scala planetaria.

* Florence Carboni, 55, italiana, è docente all'Instituto de Letras dell'UFRGS. E-mail: fcarboni@via-rs.net

Leia este artigo em português:
http://www.lainsignia.org/2007/septiembre/cul_031.htm

domenica 23 settembre 2007

Ciclo Vittorio De Sica

Começa na quinta-feira, dia 27, a atividade de extensão Vittorio De Sica e o Neo-realismo: a redescoberta da Itália. O ciclo será contituído de quatro encontros, abertos à comunidade em geral, sempre às quintas-feiras. O ministrante do ciclo será Eduardo Elisalde Toledo, aluno do curso de Licenciatura em Letras.

De 27 de setembro a 08 de novembro de 2007
Horário: das 14h às 17h
Programação:
27/09 - Ladrões de bicicleta (1948)
04/10 - A rifa (1962)
18/10 - Ontem, hoje e amanhã (1963)
08/11 - Matrimônio à italiana (1964)
Local: Laboratório de vídeo (sala 212) - Instituto de Letras - Campus do Vale
Será fornecido certificado de participação pela PROREXT (frequência mínima de 75%).
Informações pelo email
daniela.norci@ufrgs.br ou fone: 3308 7355 com Daniela

martedì 18 settembre 2007

Alunos do DAD apresentam texto de Pirandello

Seis Personagens à Procura de Autor, de Luigi Pirandello, é o espetáculo que marca, em setembro, a retomada do projeto "Teatro, Pesquisa e Extensão" do Departamento de Arte Dramática do Instituto de Artes. A proposta é realizar uma mostra de espetáculos teatrais universitários em horários alternativos e gratuitos, com apresentações às quartas-feiras, nos horários das 12h30min e 19h30min.

QUANDO
Dias 19 e 26 de setembro
Duração total do espetáculo: 90 minutos
HORÁRIOS
Às 12h30min e às 19h30min

LOCAL
Sala Qorpo Santo (Av. Paulo Gama, 110 - Campus Central - ao lado do Cinema Universitário)
QUANTO
Entrada franca (mediante retirada de senhas no local, uma hora antes de cada apresentação)
INFORMAÇÕES
Telefone 3308 4318 - e-mail
iaeven@ufrgs.br
Fonte: Agendão da UFRGS (http://www.ufrgs.br/comunicacaosocial/agendao/teatro_B.html)

8º Salão de Extensão da UFRGS

Estão abertas as inscrições para participantes no 8º Salão de Extensão da UFRGS. Com o tema “Extensão e Sustentabilidade”, o evento é constituído de atividades gratuitas, abertas ao público, que dão direito à certificação, incluindo:­ Mesas Redondas;­ Oficinas e Minicursos;­ Apresentação de trabalhos acadêmicos em Extensão (Pôsteres e Comunicação Oral).

Incrições pelo site: http://www.prorext.ufrgs.br/8salao/

Fonte: http://www.ufrgs.br/